"Sogno
di danza", per flauto e nastro magnetico (febbraio 2001)
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DELL'AUTORE)
Dati di registrazione: marzo 2001, flautista Gianluigi
Nuccini.
PRESENTAZIONE
DELL'AUTORE
Le tradizioni musicali popolari, che mi hanno sempre profondamente
interessato, ci tramandano meravigliosi esempi di musiche pastorali: i
richiami con cui in Svezia si chiama il proprio gregge, o con cui le
pastore si comunicano facendo risuonare la propria voce da una valle
all’altra, oppure i ritmi di danza con cui, sul loro flauto, i pastori,
dalla Sardegna alla Scandinavia, si fanno compagnia, spezzando la
malinconia di una giornata passata a sorvegliare le bestie, in completa
solitudine, in silenzio.
Sono proprio queste le musiche che, rielaborate nel mio linguaggio
personale, sono alla base di “Sogno di Danza”, e durante la
composizione di questo brano la mia mente tornava spesso a queste
immagini.
Il brano comprende anche alcune indicazioni sceniche, che
contribuiscono a rendere meglio l’effetto voluto. Le alterniamo,
rielaborandole, ad altri commenti:
“All’inizio del brano il
flautista entra in scena senza preavviso, ma si ferma sul bordo del
palco. Il leggìo con la musica ed il flauto appoggiato, visibile
dal pubblico, sono già sul palco. Si dà inizio al nastro
ed al cronometro, senza attendere che tutto il pubblico si sia seduto o
abbia fatto silenzio. Il nastro emette un suono introduttivo, di
sfondo. Subito dopo, le luci si abbassano molto. Per 1'30" il flautista
fissa come ipnotizzato il flauto, da lontano, senza avvicinarsi ad
esso, restando sul bordo della scena ed ignorando il pubblico, mentre
il nastro continua ad emettere il nostalgico e delicato suono
introduttivo...”
Si presenta l’immagine evocata: un pastore riposa sotto un salice, vede
il flauto accanto a lui, ed ecco, l’improvviso desiderio di alzarsi e
danzare, di sognare, di andare lontano col pensiero, e, nel suonare, di
dialogare con le cose intorno a lui, quasi potessero rispondere...
“Verso
1'30" il nastro tace, ed il flautista si avvicina deciso, afferra il
flauto ed attacca immediatamente. Nello stesso istante, le luci del
palco si riaccendono subito normalmente...”
Il flautista inizia a suonare, e i primi accenni di ritmi,
nella loro irrequietudine, a varie riprese, tendono ad affermarsi
sempre di più. Un uomo, solo, di fronte alla natura, alla
realtà che lo circonda, che cerca di risvegliare, di far reagire
alla suggestione del suo flauto. I ritmi si fanno via via sempre
più convinti, tendono ad espandersi, fin quasi ad essere
travolgenti, anche attraversando momenti dapprima teneri e poi
drammatici, tendono ad esplodere, fino a svilupparsi nel vortice di una
lunga danza, quasi un canto infinito, estatico...
Ma forse è solo un sogno. Alla fine, tutto si perde nei
malinconici e dolci richiami a mezza voce che erano già comparsi
più volte nel corso del brano, mentre il nastro riprende il
delicato e nostalgico suono di sfondo iniziale.
“Verso
la conclusione del brano, molto lentamente, quasi muovendosi al
rallentatore, il flautista, mentre suona, comincia a muoversi per
uscire di scena, senza mai smettere di suonare. Parallelamente, le luci
si abbassano gradualmente sempre di più, senza però mai
spegnersi del tutto. Il flautista prosegue ad allontanarsi, esce di
scena, e prosegue a suonare fuori scena (fino a 13'35" circa).”
Il suono giunge da lontano, come
da un altro mondo, in cui il flautista è ormai andato...
“...dopo un breve silenzio, il
nastro fa udire una sorta di scoppio finale: in quel preciso istante (a
13'48,5") si spengono all'improvviso tutte le luci.”
Ed ecco che, al termine della storia, con questa
“esplosione sonora” finale che di colpo ci fa piombare nel buio, ci si
risveglia. Dove sono i ritmi travolgenti della danza? Dov’è la
nostalgia dei malinconici richiami? Dov’è il flautista? Abbiamo
solo sognato?
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Contrariamente al mio precedente brano per pianoforte ed elettronica “A
Forest Tale”, in “Sogno di Danza” la parte principale è quella
dello strumento, e spesso è l’elettronica a rimanere sullo
sfondo.
La parte sul nastro magnetico è stata composta usando
esclusivamente suoni di flauto o loro rielaborazioni, che sono
risultati di una affascinante varietà espressiva. La natura
stessa del materiale campionato dal flauto ha guidato lo sviluppo
espressivo del brano.
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